lunedì 11 gennaio 2016

Polizia: a rischio le libertà e le prerogative sindacali. Il mondo dell'associazionismo della polizia faccia sentire all'unisono la propria voce solidale.

La Consap è stata facile profeta. Qualche tempo fa denunciammo, pressoché da soli e purtroppo inascoltati, che qualcuno al Viminale stava tentando di spostare le lancette della storia a prima del 1981. 

L’apertura di un procedimento di trasferimento per incompatibilità ambientale nei confronti del Segretario Generale Adp  reo di aver svolto una legittima attività sindacale, peraltro basata su una legittima richiesta di ripristinare la legalità in determinate e accertate situazioni, doveva farci riflettere tutti ma soprattutto sollevare forti dubbi di legittimità, visto che eravamo in presenza di un’azione repressiva delle libertà e delle prerogative sindacali.

Nessuno allora si scandalizzò e la parte peggiore e più retriva dell’Amministrazione ha potuto indisturbata andare avanti.

Il Dipartimento non è nuovo a questi giochetti. Anche in passato vi sono stati tentativi di limitare la libertà di espressione in Polizia allorquando  fu instaurato un procedimento disciplinare di destituzione  nei confronti dell’attuale Segretario Generale del Coisp  per meri fatti sindacali, ma il tutto rientrò negli alvei della corretta dialettica e libero confronto, pur dopo aver fatto subire un calvario non irrilevante al malcapitato e valido sindacalista.

Ora siamo all’apoteosi con l’apertura di un procedimento disciplinare a carico del Segretario Generale del Sap perchè ha indossato una maglietta simile a quella in dotazione alla polizia di Stato nel corso di una intervista.

Non si può far finta di nulla. Siamo in presenza di un fatto gravissimo che attenta alla libertà di espressione, sancita e voluta dalla Costituzione. Mai nel passato era stato fatto ricorso, pur in presenza di momenti di alta tensione conflittuale, a vere e proprie azioni di rappresaglia contro chi osa denunciare il malessere serpeggiante in Polizia.

Qualcuno è intenzionato a ripristinare, come ha detto sapientemente un caro amico che ha fatto la storia del movimento sindacale in Polizia, “le camere di punizione, semplice e di rigore, per zittire la voce di chi denuncia i mali attuali della polizia con l'unico intento di farla funzionare meglio”.
Speriamo che questa volta il mondo dell'associazionismo della Polizia di Stato e delle altre forze di polizia ad ordinamento civile facciano sentire, all'unisono, la propria voce solidale.

 

Roma, 11 gennaio 2016
                                                                     

LA SEGRETERIA NAZIONALE

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