giovedì 20 novembre 2014

Sentenza Cassazione: tempo impiegato per indossare uniforme deve essere considerato orario di servizio

La Suprema Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata sul cd.  “tempo tuta” quale orario  effettivo di lavoro, sentenza che potrebbe avere riflessi positivi nell’ambito del Comparto Sicurezza.
Proprio per le Forze di Polizia, infatti, sono sempre emersi dubbi in  merito al computo del tempo  impiegato per indossare la  divisa, nel totale delle ore di  servizio realmente effettuate.
A tal proposito, la Corte di  Cassazione ha pronunciato, il  7 febbraio 2014, la sentenza n.  2837, per cercare di dissipare  ogni incertezza, ribadendo  che, “in relazione alla regola  fissata con R.D.L. 5 marzo  1923, n. 692, art. 3 (una fonte  legislativa che risale a 91 anni  fa!) per la quale “è considerato  lavoro effettivo ogni lavoro   che richieda un’occupazione  assidua e continuativa”, è possibile  considerare come lavoro effettivo,  il tempo utilizzato per  mettersi la divisa, tanto che quest’ultimo  deve essere retribuito  quando la fase della svestizione  sia disciplinata dal datore di  lavoro, che ne regolamenta  sia il luogo che il tempo di  esecuzione, oppure si tratti di  operazioni che siano necessarie  e obbligatorie per l’espletamento  della propria attività  lavorativa, non avendo il principio sopra citato alcun effetto preclusivo in questo senso.
Questa tematica,  ad onor del vero, è stata perorata anche dalle rappresentanze dell’Arma dei Carabinieri che, con riferimento  alla sentenza n. 20179 datata  22.07.2009, della Corte Suprema  di Cassazione-Sezione  Lavoro, che confermava quanto  riconosciuto dalla Corte di  Appello di Milano con la sentenza  n.
488/04, suggerivano ai propri Vertici di estendere  ai militari della Benemerita il  dispositivo secondo il quale “il  tempo impiegato per la vestizione  e la svestizione della divisa aziendale  corrispondeva ad un obbligo  imposto dal datore di lavoro” per  cui “ha ritenuto congruo il tempo  di venti minuti complessivi per le  operazioni in questione…”.
Sull’argomento, di recente,  sono tornati, poi, i giudici togati  della Corte di Appello di Napoli con riferimento ad un addetto  alla lavorazione di surgelati e  gelati, costretto a mettersi la tuta, a calzare le scarpe antinfortunistiche,  il copricapo e i vestiti  intimi distribuiti dall’azienda,  con la conseguenza di doversi  presentare sul posto di  lavoro circa 15 minuti prima  dell’inizio del proprio turno;  solamente dopo essersi vestito  ed aver oltrepassato un apposito  tornello con marcatura del  badge, il predetto dipendente  poteva finalmente raggiungere   il posto di lavoro dove  l’attendeva un’apparecchiatura  bollatrice che registrava  l’orario di entrata.
L’intera  procedura doveva poi essere  seguita dal lavoratore dopo la  fine del proprio turno di servizio anche avuto riguardo la svestizione.  Il giudice dell’appello, nel  modificare la sentenza del precedente  grado di giudizio, ha  riconosciuto il diritto del lavoratore  all’emolumento relativo al tempo utilizzato per le fasi  di vestizione e di svestizione, ritenendole  obbligatorie e indispensabili  per lo svolgimento  delle mansioni sotto la direzione  del datore di lavoro.
I giudici di legittimità, aditi dai legali dell’azienda, hanno confermato la sentenza d’appello, precisando che  “l’orientamento  secondo cui per valutare  un certo periodo di servizio rientri  o meno nella nozione di lavoro,  occorre stabilire se il lavoratore  sia o meno obbligato ad essere  fisicamente presente sul luogo di  lavoro e ad essere a disposizione  di quest’ultimo per poter fornire  immediatamente la propria opera,  consente di distinguere nel rapporto   di lavoro una fase finale che  soddisfa direttamente l’interesse  del datore di lavoro, ed una fase  preparatoria, relativa a prestazioni  od attività accessorie e strumentali,  da eseguire nell’ambito  della disciplina d’impresa (art.  2104 comma 2 cod.civ. ) ed autonomamente  esigibili dal datore  di lavoro, il quale ad esempio può  rifiutare la prestazione finale in  difetto di quella preparatoria. Di  conseguenza al tempo impiegato  dal lavoratore per indossare gli  abiti da lavoro (tempo estraneo a  quello destinato alla prestazione  lavorativa finale) deve corrispondere  una retribuzione aggiuntiva”.  
La similitudine della  vicenda presa in esame dai giudici partenopei, con la realtà lavorativa  degli operatori delle Forze  dell’Ordine e delle Forze Armate,  è lampante; migliaia di  uomini e donne appartenenti  al comparto sicurezza e difesa  sono obbligati giornalmente,  per poter svolgere appropriatamente  i compiti istituzionali  ad essi demandati, ad indossare  una divisa, in un arco di tempo che può andare dai 10 minuti ai 20 minuti, in  relazione al reparto di appartenenza e allo specifico servizio da svolgere.
Il pronunciamento della Corte di Cassazione appare, dunque, attagliarsi anche agli appartenenti alle Forze dell’Ordine, ai quali sembra, pertanto, ragionevole riconoscere la retribuzione per il lasso di tempo utilizzato per indossare una divisa.
Tale riconoscimento potrebbe avvenire mediante una riduzione dell’orario effettivo di lavoro onde poter includere il tempo necessario per la svestizione, come potrebbe essere riconosciuto inserendolo nel monte ore di straordinario; quest’ultima ipotesi potrebbe essere quella più plausibile dal punto di vista economico e quella più consona per i lavoratori del settore Sicurezza e Difesa, i quali potrebbero vedersi riconoscere dai 30 ai 40 minuti in più di lavoro extra giornalieri (15 o 20 per indossare la divisa e 15 o 20 per togliersela).

giovedì 13 novembre 2014

A chi devono rivolgersi, oltre che a Dio, i poliziotti per essere tutelati?

Il sindacato di Polizia Consap parla di enorme sconforto per la violenta aggressione subita da un poliziotto a S. Basilio a Roma! Aggressore ai domiciliari.
Quello che è successo l’altro ieri notte a S. Basilio a Roma è a dir poco sconfortante. I Fatti sono ormai noti: un poliziotto, durante un controllo per strada è stato ferocemente aggredito da un pregiudicato, con addosso 6 grammi di cocaina. Il poliziotto, che ha riportato una frattura scomposta della mandibola e dovrà essere operato, ha una prognosi di 30 giorni ed è ricoverato all’ospedale Pertini di Roma.
Il poliziotto prende le botte o le coltellate dal ladro, ci può anche stare, sta tra i rischi del nostro mestiere. Il poliziotto ci può anche lasciare la pelle, purtroppo. Ma la cosa davvero sconfortante - dichiara Igor Gelarda dirigente Nazionale del sindacato di Polizia Consap- è che il magistrato della direttissima, pur convalidando l’arresto, ha ritenuto che l’aggressore non dovesse andare in carcere e potesse usufruire degli arresti domiciliari, in attesa del processo. L’aggressore è un pregiudicato recidivo, e secondo quanto riporta la stampa sarebbe stato responsabile in passato di una violenta aggressione a coltellate ad un metronotte.
Lo sconforto tra i poliziotti è davvero grande, enorme! Il giudice avrà avuto sicuramente le sue ragioni per assegnare ai domiciliari un pregiudicato recidivo che ha ferito in modo così grave un agente. Agente responsabile solo di voler fare il suo dovere contrastando lo spaccio di droga, in un quartiere ad alta densità criminale.
Ma al momento abbiamo un Uomo dello Stato in ospedale e un criminale a casa.
Ma se anche una persona violenta e recidiva come questa evita il carcere - si chiede Massimo VANNONI Segretario Provinciale Consap di Roma - come può un tutore dell’ordine continuare a fare il proprio lavoro e difendere i cittadini, se nessuno tutela lui? Uno Stato civile e democratico deve garantire tutti i cittadini e punire con decisione chi aggredisce un servitore dello Stato nell’esercizio delle sue funzioni. Perché in questo caso aggredendo il poliziotto si aggredisce lo Stato stesso.
A chi devono rivolgersi, oltre che a Dio, i poliziotti per essere tutelati?

domenica 9 novembre 2014

POSTI A PERDERE ! ovvero sempre più criminali, sempre meno Sicurezza

È il requiem della sicurezza. La scure della politica si vuole abbattere sui presidi delle forze dell’ordine, sulle caserme di polizia, carabinieri e guardia di finanza. L’esecutivo di Matteo Renzi vuole chiuderle, riformare alcuni uffici e abbassare i battenti di altri. Nel complesso la coperta si accorcia di 253 sedi, solo per la polizia. È un autogol. Il crimine avanza e i controlli arretrano. I reati aumentano, la tensione sociale pure, il terrorismo fa paura e gli agenti sono sempre meno e male attrezzati. I posti di controllo scompaiono.
Il Tempo è in grado di rivelare i numeri di questo funerale annunciato riservatamente dal Viminale ai sindacati di polizia. Nelle stanze dei bottoni si sono individuati i possibili obiettivi da cancellare dalla mappa della sicurezza: in Italia, nel Lazio e a Roma, dove a fine ottobre la scure dei risparmi si è già abbattuta e solo dieci Commissariati di polizia restano aperti dopo le 20 per prendere le denunce. Nei testi circolati si parla di soppressioni, accorpamenti, allargamenti e declassamenti. Vediamoli.
POSTI A PERDERE
Sono 157 i presidi ai quali si vuole mettere il lucchetto. Le indiscrezioni portano la firma della Direzione centrale per gli Affari generali della Polizia di Stato del capo del Corpo Alessandro Pansa e la data del 9 novembre scorso. Si toccano le Specialità, i Reparti che forniscono una esperienza particolare. Ci sono Stradale, Ferroviaria, Postale, Unità speciali come Nautica, Artificieri, Tiratori scelti, Squadre cinofile, Reparti volo, reparti a cavallo, sommozzatori. La prima schermata è sulla Stradale, si passa da 407 presidi a 373. Carta vince, carta perde: vengono soppressi 29 uffici, se ne accoprano cinque, se ne elevano dieci e se ne declassano due. Nel Lazio si ingrandisce il distaccamento di Aprilia (Latina), viene integrato il Reparto di interventi e scompare la sede di Cassino (Frosinone).
Il comparto della Ferroviaria perde 49 uffici, passa da 212 a 163. Nello specifico, nella nostra regione: istituzione della Polizia ferroviaria Roma, declassamento dei posti di Fiumicino e Ostiense, passaggio di grado di Tiburtina, Civitavecchia e Cassino, soppressione delle sottosezioni Roma Smistamento e Trastevere, e punto di appoggio a Viterbo.
La Postale, che indaga su crimini informatici e pedofili, paga un prezzo pesante: da 101 presidi a 27. Via quella presso il Garante delle Comunicazioni. Per le 187 Unità speciali esistenti si parla “solo” di chiusure: 69. E cioè: 50 squadre nautiche, quattro squadre sommozzatori (di cui a Roma quelle di Tor di Quinto e Ostia) e quattro Nuclei artificieri. I ritocchi colpiscono anche la polizia di frontiera: 27 dolorosi risparmi e solo qui la Capitale viene graziata.

venerdì 7 novembre 2014

Blog di Beppe Grillo: scontri a Termini, cittadini contro cittadini: la versione della Consap

La manifestazione degli operai AST a Roma è stata caratterizzata dagli scontri tra manifestanti e polizia. Oggi intervistiamo Igor Gelarda della segreteria nazionale del sindacato di Polizia Consap a cui abbiamo chiesto come sia stato possibile che si giungesse allo scontro anche con l'utilizzo dei manganelli contro i manifestanti. Cittadini contro cittadini. La polizia deve garantire l'ordine pubblico e il diritto dei lavoratori allo sciopero e alla manifestazione e deve farlo rispettando le regole e le leggi. I sindacalisti che hanno organizzato il corteo non potevano non sapere che la deviazione del corteo non era consentita.

Igor Gelarda: Sono Igor Gerarda, un dirigente nazionale del sindacato di Polizia Consap, quello che è successo l’altro giorno a Roma durante la manifestazione dell’AST, delle acciaierie è stata una cosa veramente brutta. Al di là di quella che può essere la ricostruzione dei momenti più difficili di questo corteo io vi posso assicurare che i miei colleghi, i poliziotti, tutte le volte che devono colpire un altro operaio, un’altra persona che come noi ha difficoltà a arrivare a fine mese è dispiaciuto, è una guerra tra poveri, tra proletari, come diceva Pasolini, e è una cosa che fa male a tutti.
Blog: Ci puoi spiegare quello che è successo a Roma?

Igor Gelarda: Non ero lì e quindi come voi ho visto tanti video che sono stati postati, mi sono fatto una idea, a un certo punto un manipolo di manifestanti, che saranno stati una trentina con uno striscione in mano, piuttosto che prendere verso sinistra, dove era prevista la manifestazione cerca di andare a destra e di forzare un cordone di polizia che era messo lì a chiusura proprio della piazza, e ovviamente cercano di spingere i miei colleghi perché vogliono passare, non perché volessero fare qualche cosa ai colleghi, c’è stata la reazione dei colleghi e da lì poi è successo il parapiglia.
Blog: Durante la manifestazione erano presenti ovviamente i leader dei vari sindacati, tra cui poi lo stesso Landini, che vi ha accusato da aggressione ingiustificata, Landini e i leader dei sindacati sono messi al corrente di quali percorsi possono percorrere e quali invece no? 

Igor Gelarda: Assolutamente sì, io faccio una premessa, la polizia durante le manifestazioni è messa lì a garanzia dell’ordine pubblico, che significa a garanzia della protezione dei manifestanti, dei cittadini e della città. Quando io organizzo una manifestazione in tutta Italia io devo chiedere le autorizzazioni al questore e al prefetto, che mi rilascino delle prescrizioni, tutte quelle indicazioni necessarie per evitare che la manifestazione vada in malora e una di queste è un percorso, si stabilisce un percorso, anche perché sarebbe assurdo in una città come Roma che quel giorno aveva credo 4 o 5 manifestazioni contemporaneamente che non si sappia prima con domande anticipo quale sarà il percorso della manifestazione.
Quindi avevano firmato una prescrizione che indicava un percorso specifico e stabilito per quel tipo di iniziativa.

Blog: Quindi ci stai dicendo che volontariamente quel gruppo di venti, trenta persone hanno deciso di andare contro a quello che era il posto di blocco della polizia. 

Igor Gelarda: Dal video si evince chiaramente che c’è un cordone della polizia in un angolo di questa piazza e dietro a questo ci sono dei mezzi delle autovetture, anche un furgone della polizia che intende sbarrare, quindi è evidente che quello era un posto dove la gente e i manifestanti non dovevano passare, poi si vede questo manipolo di manifestanti che accelera a un certo punto e va contro i poliziotti, cercando di forzare il cordone.

Blog: Landini sostiene che a suo avviso c’è stata una premeditazione da parte della polizia che ha voluto attaccare i manifestanti, ti risulta vero? 
Igor Gelarda: Mi risulta difficile pensare a una premeditazione della polizia quando invece sono stati loro e si dice che ci fossero anche i capi della Fiom in questo gruppo di manifestanti che cercano di forzare il cordone della polizia, come fa la polizia a avere una premeditazione quando in realtà ha soltanto difeso la sua posizione. Io penso che gente di grande esperienza e sagacia, di grande qualità, come possono essere i sindacalisti della Fiom, dovrebbero bene sapere che se cerchi di uscire dalla zona che ti è stata data entrerai in contatto con la polizia e questo contatto facilmente potrebbe trasformarsi come purtroppo è vergognosamente avvenuto in uno scontro tra Poveri.

Blog: Ieri Gazebo ha pubblicato un video in cui si sente chiaramente che un funzionario ordina la carica contro i manifestanti. Per quale motivo a un certo punto i manifestanti sono stati caricati?

Igor Gelarda: Quando i manifestanti cercano di sfondare il cordone il funzionario addetto all’ordine pubblico, che si rendo conto che stanno cercando di andare in un luogo dove non potevano andare, dà il bruttissimo ordine, che è quello della carica, anche brutto a sentirsi, ma che è l’unico che si può dare in quel momento per cercare di gestire e mantenere la cosa, quindi non c’è stato un attacco della polizia, ma una difesa.

Blog: Dal video si vede chiaramente una immagine in cui un poliziotto a un certo punto tira un pugno e colpisce il caschetto di un operaio manifestante, è possibile prendere delle misure che permettano comunque di avere un controllo anche delle azioni degli agenti di polizia? 
Igor Gelarda: Allora si è tanto parlato della telecamerina sul casco dei colleghi e il mio sindacato è assolutamente favorevole, perché ci si può stabilire come nel 95% dei casi e anche 99 i poliziotti abbiano operato in maniera giusta.

Blog: È stato cercato e voluto questo scontro da parte di chi ha organizzato la manifestazione? 
Igor Gelarda: Questa è una domanda da un milione di dollari e io non vi posso rispondere, sicuramente una maggiore attenzione da parte di coloro che sono i capi del sindacato ci poteva essere. Io non credo che ci fosse una volontà deliberata, ma sicuramente avrebbero potuto gestire la cosa in maniera diversa. E poi voglio dire una ultima cosa importante, la gente è arrabbiata con la polizia, perché ha picchiato questi manifestanti, però attenzione signori miei la polizia non può risolvere i drammi sociali e occupazionali di questo paese, perché più gente disoccupata e disperata abbiamo, leggi si suicidano, aumento del 60% nell’ultimo anno per motivi di lavoro, altri andranno in piazza e saranno sempre più arrabbiati, la polizia può contenere e contiene in questo modo, purtroppo, bisogna risolverli a monte.