sabato 23 giugno 2012

Spending Review: Osservazioni e proposte


n relazione alla nota nr.557/RS/01/71/4247 datata 13 giugno 2012 con la quale codesto Ufficio ha trasmesso la bozza di documento elaborato sull’argomento di cui all’oggetto dal Gabinetto del Ministero dell’Interno, ed illustrato alle organizzazioni sindacali nel corso della riunione con  lo stesso Ministro in data 8 giugno u.s., le scriventi organizzazioni sindacali con la presente, intendono formulate le seguenti osservazioni e proposte.
Preso atto che le condizioni economiche del Paese richiedono iniziative di razionalizzazione della spesa pubblica al fine di rientrare nei parametri economici che sono imposti dalla Comunità Europea, pur essendo assertori che la sicurezza del Paese non è un costo di sistema, ma un investimento per creare le condizioni imprescindibili al rilancio economico, sociale e politico della nostra comunità, responsabilmente con la storia e l’azione che da sempre accompagna il sindacato di polizia, non ci si esime dal dare un proprio contributo nell’individuare quali sono i settori sui quali poter intervenire, senza pregiudicare la “mission” fondamentale della tutela delle istituzioni democratiche e dei cittadini.
Nel ribadire ancora una volta, quindi, che nessun taglio può essere operato sui presidi territoriali, che rappresentano il cardine dell’impianto del nostro sistema sicurezza, basato sull’autorità provinciale di P.S. politica e tecnica, si prende atto con soddisfazione che la proposta avanzata, a differenza di quanto appreso nelle anticipazioni giornalistiche, non riguarda più la chiusura di questure, prefetture e comandi provinciali dei vigili del fuoco, ma attiene ad una revisione dell’assetto organizzativo dei rispettivi dipartimenti a livello centrale e di quei capitoli che, se pur provati, già dai risparmi operati nelle precedenti legislature, possono continuare a garantire il funzionamento, nonostante un ulteriore intervento di ridimensionamento delle risorse ad essi attribuiti.
Analogo intervento, nell’ottica di ricondurre i centri di spesa in capo ad un unico gestore, che pure è stata presentata per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi, potrebbe essere attuato sui reparti altamente specialistici (reparti volo, nautici, o di particolare rappresentanza) attraverso l’applicazione concreta di uno dei principi basilari individuati dalla legge gi riforma 121/81 che ha ridisegnato il vecchio modello della sicurezza su quello attuale e che, nonostante ammodernamenti di cui necessita per renderlo all’altezza della nuova articolazione geo-politica che l’Italia e l’Europa ha adottato negli ultimi venti anni, andando ad istituire uffici interforze che operano con la somma delle attuali risorse umane, strumentali di mezzi oggi insufficienti a garantire livelli di efficienza dei singoli uffici che insistono su questi settori.
Appare evidente allora, in tale ottica, anche perché supportata dalla richiamata legge 121/81, l’esigenza di salvaguardare e confermare la centralità del Ministero dell'Interno e del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, e quindi dell’Autorità di Pubblica Sicurezza a livello centrale e periferico,  quale fulcro per il coordinamento e l’esplicazione della politica della sicurezza nell’assetto istituzionale del Paese, a conferma del ruolo fondamentale sinora svolto a garanzia delle istituzioni democratiche, della sicurezza e della vita civile.
In uno slogan a conferma della capacità di garantire la sicurezza nella libertà.
In questo quadro, e sottolineando l’aspetto sull’apertura da parte del Ministro di operare le razionalizzazioni al centro piuttosto che in periferia, si ritiene opportuno proporre quanto segue:
1)     RUOLO E POTERI DELLE AUTORITA’ DI PUBBLICA SICUREZZA.- Riguardo all’esigenza di provvedere ad una razionalizzazione del sistema sicurezza, attraverso l’attribuzione, in via esclusiva, di funzioni o compiti che richiedono investimenti onerosi in termini di dotazioni di mezzi e materiali ad alta tecnologia, vanno previste potestà di disposizione e di utilizzo effettive e immediate da parte dell’Autorità di P.S., in particolare a livello territoriale, per evitare inutili e gravosi processi di mediazione tra apparati, come accade oggi, che pregiudicano l’efficienza e la tempestività  delle azioni comportando, altresì, costi maggiori e l’impossibilità di individuare le effettive conseguenti responsabilità gestionali nell’attività di garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, poiché essendo le stesse, per norma, in capo al Questore, pur individuando il responsabile oggettivo, non forniscono allo stesso strumenti per attuarla;
Sul punto si auspicano interventi volti a rafforzare il ruolo, oltre che la responsabilità, delle autorità politica e tecnica di P.S. nel coordinamento delle Forze di Polizia, ivi comprese le Polizie Locali.
2)     ACCORPAMENTI DI DIPARTIMENTI E DIREZIONI CENTRALI.-  Condivisibile, anche se ancora parziale e insufficiente rispetto agli spazi possibili d’interventi di razionalizzazione, appare il prospettato accorpamento dei dipartimenti del Ministero dell’interno e l’ipotesi di razionalizzazione organizzativa all’interno del Dipartimento della P.S.. E’ necessario però, per quest’ultima parte, fare due precisazioni, sebbene si condivida che la riduzione dei posti di funzioni avvenga a livello centrale e non periferico. Pur concordando sull’accorpamento dell’UCIS in altra Direzione Centrale, riteniamo non idonea la soluzione prospettata in considerazione delle finalità che il predetto ufficio persegue; si ritiene infatti più consona una sua collocazione, in funzione di una stretta attinenza con le finalità che la Direzione persegue,  all’interno della Direzione Centrale per la Polizia di Prevenzione, ovvero sotto la Segreteria del Dipartimento che sovrintende e coordina tutte le attività di sicurezza preventiva cui il Dipartimento è chiamato a dare risposta; inserirla nella Direzione Centrale della Polizia Criminale, a parere di chi scrive, potrebbe comportare una confusione di ambiti e di identità,  in considerazione del fatto che all’interno di quest’ultima, insiste un ufficio finalizzato si alla sicurezza di persone le quali, però, hanno lo status di collaboratore di giustizia. Di avviso contrario, invece, si è sull’accorpamento dell’Istituto Superiore di Polizia sotto la Direzione Centrale degli Istituti di Istruzione, ciò per due questioni primarie: la prima, come ribadito anche in sede di incontro anche sul documento dallo stesso Ministro, è relativa al fatto che sugli assetti fondamentali i tagli e le razionalizzazioni avrebbero riguardato in modo speculare ed omogeneo la Polizia di Stato  e l’Arma dei Carabinieri. In questo senso si evidenzia che la piena autonomia della Scuola Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri è conservata giustificandola, in modo totalmente condivisibile, che la formazione dei futuri dirigenti dell’Amministrazione, così’ come quella di tutto il personale nei veri ruoli e qualifiche è un “asset” fondamentale per un’amministrazione che vuole essere al passo coi tempi e capace di reinterpretare la propria “mission” a seconda dei cambiamenti geopolitici e sociali che il Paese subisce nel corso dei tempi. La seconda, che pur sembrando un fatto ideologico e di principio, in realtà, diventa di merito e di sostanza, attiene alla questione che, ancora una volta, quando si tratta di razionalizzare la prima cosa sulla quale si incide è il personale e la sua formazione. Per chi scrive la formazione è elemento essenziale, imprescindibile e non contrattabile, per la tutela della sicurezza, dell’efficienza dell’amministrazione, ma anche di tutti i suoi operatori e dei cittadini. Ecco perché su questo punto si esprime parere contrario, sottolineando che il recupero dei posti di funzione che si era ipotizzato in questa operazione, va traslato su altri settori del Dipartimento della P.S. ricercando affinità e consonanza di impiego e di “mission”. Sarebbe veramente ingiustificabile mantenere questa impostazione anche in funzione della filosofia che è posta a base dell’ intervento che, razionalizzando, vuole anche aumentare l’efficienza e l’efficacia del settore su cui agisce. In questo caso l’ipotesi prospettata appare un taglio sulla efficienza, sulla efficacia e sulla tutela del personale. In ultimo si ritiene ineludibile, sempre nell’ottica della  razionalizzazione e dell’efficienza  una definizione delle piante organiche, anche degli uffici centrali, come già previsto per gli uffici territoriali, in un’ottica di organizzazione osmotica, nella quale però il centro è servente rispetto alla periferia.
3)     REVISIONE DELL’ASSETTO ORDINAMENTALE DEL RUOLO TECNICO.-Si esprime parere contrario sulla possibilità di una revisione ordinamentale del solo ruolo del personale tecnico di Polizia di Stato. Qualora invece il punto  sia riferito, come illustrato negli incontri, alla momentanea mancata assunzione di 1500 unità del suddetto ruolo, pur ritenendo tale intervento estremamente pesante sull’impianto portante delle legge di riforma, allo stato, si ritiene lo stesso il meno invasivo e destrutturante oggi possibile su una situazione organica già duramente provata che fa registrare una carenza di circa 15.000 unità nei ruoli della Polizia di Stato. Relativamente agli interventi sugli aspetti ordinamentali del ruolo tecnico, essi non potrebbero essere effettuati al di fuori di un’organica e complessiva ridefinizione degli assetti ordinamentali di tutti i ruoli della Polizia di Stato, che potrebbe attuarsi anche attraverso una precisa individuazione dei posti di funzione dei livelli non dirigenziali. Tale intervento però va realizzato con un percorso legislativo complessivo e contestuale finalizzato, sia al riordino del sistema, sia a quello delle carriere; siffatta soluzione sarebbe, invero, la più idonea rispetto al conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione e qualificazione della spesa ma, soprattutto, di miglior servizio ai cittadini;
4)     RAZIONALIZZAZIONE DEL PARCO MACCHINE.- In merito alla razionalizzazione del parco macchine, va rilevato che anziché provvedere a tagli lineari dei finanziamenti su base pluriennale, è necessario definire preliminarmente ed in modo chiaro, quali sono i settori interessati da tale riduzione. A ciò bisogna accompagnare una riorganizzazione relativa al diritto di utilizzo delle auto di servizio e sui rispettivi beneficiari che di tale servizio si avvalgono.  Una siffatta soluzione permetterebbe concretamente di razionalizzare il sistema, senza intaccare le funzioni primarie di prevenzione e contrasto al crimine e procurare una maggiore disponibilità di mezzi per le attività istituzionali, a parità di spesa, oltre che a liberare risorse umane al momento impropriamente utilizzate, in via esclusiva, in mansioni di autista;
5)     PROCEDURE DI ACCESSO NEI RUOLI DELLA POLIZIA DI STATO.- Particolare importanza, a parere di chi scrive, è il punto relativo alla razionalizzazione delle procedure di accesso ai ruoli della Polizia di Stato.    Premettendo in modo pregiudiziale che non si condivide l’impianto rispetto al quale tale intervento dovrebbe riguardare le procedure per l’accertamento dei requisiti psicofisici e attitudinali dei candidati,  è occasione importante per fare alcune riflessioni su queste modalità in vista dell’obiettivo di produrre risparmi di spesa, ma nell’ottica di aumentare la qualità e l’efficienza della selezione. Ci si riferisce, in particolare, alla previsione normativa secondo la quale i candidati devono provenire, in via esclusiva, dalle forze armate. Peraltro l’art 2199  comma 7 del codice militare prevede che a decorrere dal 2010 si potesse rivedere il vincolo all’assunzione esclusiva degli agenti dalle forze armate, anche se, fino ad oggi, nessuna determinazione al riguardo è stata effettuata. Il perdurante e permanente passaggio obbligato ed esclusivo degli agenti dalle forze armate, che dura ormai da molti anni, ha generato un’anomalia che sta mettendo a dura prova la tenuta e l’efficienza del sistema da una lato e l’aumento delle spese dall’altro.  L’analisi dei dati dimostra che oggi questi giovani arrivano in polizia ad un’età di circa 30 anni; questo significa, considerato che il limite ordinamentale oggi è di 60 anni, che l’investimento sulla formazione e i costi per i concorsi vanno ripetuti più volte rispetto al passato quando, invece, i candidati entravano in polizia a circa 20 anni di età anagrafica. Questo consentiva di risparmiare i costi per l’espletamento dei concorsi e di avere un maggiore profitto dall’investimento sulla formazione poiché essa aveva un rendimento più lungo e pari a circa 40 anni. In tale ottica si richiede di modificare le procedure concorsuali prevedendo che i candidati possano essere riassunti direttamente al conseguimento della maggiore età e del titolo di scuola media secondaria riservando a coloro i quali provengono dalle forze armale solo un’aliquota quale riconoscimento della dedizione e dell’impegno posto al servizio del Paese nelle forze armate. In questo modo, e senza alcuna modifica al nostro attuale modello di selezione per l’accertamento dei requisiti psicofisici e attitudinali, peraltro di provata attendibilità ed elemento qualificante a cui tutte le altre Amministrazioni guardano con rispetto e per mutuarne i contenuti, si potrebbe avere un risparmio di spesa nel bandire i concorsi e nel rendere più fruttifero l’investimento della formazione e, nel contempo, immettere forze giovani che sono condizione indispensabile per mantenere efficiente il sistema, anche alla luce degli interventi in materia previdenziale che il governo si appresta ad operare e che prevedono, comunque, l’allungamento del servizio.
6)     OTTIMIZZAZIONE E RIDUZIONE DEI CANONI DI LOCAZIONE.-Si condivide che l’avvio dei processi di ottimizzazione dei presidi della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, con riduzione dei canoni di locazione, debba essere affrontato necessariamente in sede governativa. Ciò per tenere conto della pluralità e delle diverse forme di finanziamento che attualmente regolano la materia, nonché della disciplina che è diversificata tra Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri, che non consente, attesa la possibilità di accesso al pagamento dei canoni da parte degli enti territoriali ai comandi Carabinieri, di contenere e mantenere sotto il controllo di un’unica regia la spesa.
7)     INTRODUZIONE DAL 2013 DEL BILANCIO SOCIALE.- In riferimento alla introduzione, a partire da 2013, anche per il Ministero dell’Interno del sistema del bilancio sociale, relativamente al  comparto delle forze di Polizia, è opportuno tenere conto del profilo degli stanziamenti, delle diverse finalità cui gli stessi devono garantire per avere un’oggettiva valutazione dell’incidenza reale di spesa nel rapporto tra i servizi resi ai cittadini, in materia di ordine e sicurezza pubblica e di soccorso pubblico, degli eventi non prevedibili che comunque vengono puntualmente garantiti  e le risorse complessivamente stanziate;
8)     RIDUZIONE DELLE  SPESE DI CONSULENZA In ultimo, per rimanere nell’ottica di puntuale e costruttiva collaborazione rispetto all’obiettivo prefissato, si ritiene indispensabile sottolineare i due qualificanti e imprescindibili punti che seguono. Ritenendo chi scrive che all’interno del Ministero dell'Interno insistano eccellenti professionalità, molto spesso sottoutilizzate, in grado di effettuare qualsiasi intervento in tema di analisi, pianificazione, programmazione e proiezione di intervento rispetto alle materie che sono di competenza dello stesso Ministero, appare giunto il momento che la pratica di affidamento di consulenze all’esterno del Ministero dell'Interno vada eliminata completamente, fatta eccezione per le ipotesi per le quali sono richieste professionalità scientifiche che sono completamente estranee al bagaglio professionale delle risorse umane presenti nei vari Dipartimenti. Si richiede pertanto in tal senso un’informazione complessiva e puntuale sulla spesa relativa alle consulenze esterne  che il  Ministero dell’Interno ha sinora attribuito, richiamando l’attenzione a valorizzare le professionalità e gli apparati interni per la elaborazione di progetti e per la razionalizzazione della spesa. In tale ottica, ribadendo ancora una volta la totale disponibilità al confronto, anche nel merito delle questioni, si sottolinea l’indispensabilità dell’avvio di un confronto con il sindacato per dare corso al processo di razionalizzazione dei presidi sul territorio nell’ottica di conseguire un recupero in termini di minor spesa e maggior efficienza nei servizi ai cittadini.

Certi che il presente contributo sarà attentamente valutato e utilizzato nella predisposizione della spending review che dovrà essere attuata, al fine di realizzare i 200 milioni di risparmio nei prossimi nove anni, si richiede un’ultima, ma indispensabile precisazione.
Sarebbe devastante per l’intero sistema se il Governo, dopo aver preso atto dei piani di spending review  specifica che il  Ministro presenterà, dovesse, in un’ottica di esigenze ulteriori di risparmio indicate in senso lato da parte del Ministero dell’Economia, avvallasse e prevedesse ulteriori tagli lineari che, in quanto tali, pregiudicherebbero il funzionamento dell’intero sistema sicurezza sino al punto da mettere in discussione la salvaguardia e la garanzia delle Istituzioni democratiche e della stessa sicurezza dei cittadini.
Consap, Siulp, Sap e Ugl.

Nessun commento:

Posta un commento